“Le parole del PD”

Il PD nasce in un contesto sociale in cui si è perso il legame tribale/organico tra gli individui, si è persa la vita in comune tra di loro, la partecipazione agli sforzi comuni e la condivisione.

A relazioni fisiche concrete si sono sostituite relazioni astratte, basate sulla comunicazione a distanza, mediate dalla tecnologia.

Questa depersonalizzazione dei rapporti fa emergere una nostalgia che si esprime nella domanda di partecipazione, nella ricerca di luoghi in cui il cittadino possa dire il suo parere, nella richiesta di confronto e nella volontà di elevarsi socialmente.

Gli uomini hanno bisogno di contatti, l’essere vicini senza incontrarsi oggi è una regola, ma è frustrante; i surrogati non consentono un’autentica vita in comune e non hanno funzione nella vita della società stessa.

Un nuovo partito, il nostro partito, non deve correre il rischio dell’individualismo, dell’esclusivismo, dell’autosufficienza.

Rivendicare il diritto di decidere su cambiamenti istituzionali e politici comporta per i cittadini il riconoscimento della responsabilità personale, l’uso della capacità critica, la volontà di cooperare. Perciò la formazione e l’educazione ad una cultura democratica devono essere una priorità nel PD, come la selezione della classe dirigente, la scelta dei “leader”, la parità di genere, i giovani.

Una società aperta, globalizzata, ancora non del tutto conosciuta è lo scenario in cui ci muoviamo, in cui siamo chiamati a realizzare la sicurezza e la libertà.

Abbiamo di fronte una sfida: la società fortemente destrutturata ha amplificato la crisi dei partiti. In passato erano il tramite della partecipazione alla vita politica attraverso richieste e domande poste dai cittadini, oggi per far questo occorre varare, anche nella vivace Toscana, una Legge “ad hoc”(1).

Governanti e governati non dialogano, anzi è più frequente assistere ad attivazioni orizzontali con i vicini piuttosto che verticali come si faceva con i rappresentanti istituzionali eletti.

La scollatura tra la società e chi la rappresenta è marcata, i parlamentari sono designati dalle segreterie dei partiti e non espressi tramite preferenze. La destrutturazione della società si riscontra anche nella capacità di comunicare e confrontarsi sui problemi, si partecipa solo quando la questione si fa prossima o in caso d’emergenza.

Libertà e partecipazione si coniugano e non si realizzano in democrazia senza organizzazione.

La questione attiene, però, anche l’esistenza di democrazia all’interno dei partiti. Non a caso è stato proposto un disegno di legge sull’argomento dalle senatrici Chiaromonte e Carloni(2).

La nostra Costituzione richiama il principio democratico e della rappresentanza (partecipazione politica), il principio pluralistico come pluralismo ideologico (libertà d’opinione), istituzionale (autonomia e decentramento), sociale ( formazioni sociali), il principio di eguaglianza e solidarietà.

I principi sono diritti inviolabili ed hanno al centro la persona, si esercitano nella libertà e non nella necessità.

La disuguaglianza e l’immobilità sociale, la poca libertà di perseguire il proprio disegno di vita richiedono alla politica di sviluppare una società ricondotta ad un minimo di uguaglianza a partire dalle diversità.

Nota (1) legge regionale 27/12/2007 n°. 69 Nota (2) disegno di legge comunicato alla Presidenza il 2 maggio 2008 – Norme sulla democrazia interna dei partiti, sulla selezione delle candidature e sul finanziamento..