Campagna di ascolto e partecipazione: una proposta del PD Toscano su scuola ed università

Dal 6 ottobre assistiamo ad una mobilitazione del mondo studentesco e all’occupazione di Università e Scuole. Gli studenti di Agraria, del Plesso didattico di Viale Morgagni, di Matematica, di Lettere e Filosofia, del Polo di Scienze Sociali di Novoli e del Polo Scientifico di Sesto Fiorentino, di Scienze della Formazione, di Psicologia e di Architettura hanno trovato al proprio fianco gli studenti delle scuole superiori.

Gli atenei come le scuole rivendicano il diritto all’istruzione pubblica e libera, il diritto allo studio ed hanno avviato un percorso che si proietta almeno fino a fine anno.

Tra gli slogan: “bisogna continuare in modo creativo, autorganizzato, antifascista” . La manifestazione degli studenti con Sabina Guzzanti in Piazza della Signoria a Firenze di giovedì 6 novembre, la manifestazione a Roma del 30 ottobre, la Piazza fiorentina che ha raccolto 80.000 presenze, ci dicono che la contestazione è profondamente radicata, consapevole della reale portata della Riforma in atto sul tema, documentata e trasversale. Docenti, ricercatori, genitori, famiglie si sono uniti a questa mobilitazione in modo attivo e dimostrando la volontà di fare proposte oltre che dire un no al decreto legge del Governo.

L’art. 9 della Costituzione prevede che “la Repubblica promuove lo sviluppo delle culture”, l’art. 33 (comma 1) che “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è il loro insegnamento, la Corte Costituzionale (sentenza 256/2004) ha riconosciuto che gli articoli menzionati tutelano valori di “fondamentale rilevanza costituzionale” e che “se la cultura è un fattore per la formazione della persona umana, ne consegue che la repubblica ha il dovere positivo, dunque di promuoverla, nel rispetto dei principi di libertà di uguaglianza, di imparzialità, di pluralismo”, uno dei “benchmark” fondamentali degli obiettivi di Lisbona 2000 prevede il contrasto della dispersione scolastica e dell’insuccesso formativo. L’art. 34 della Costituzione (comma 2) impone che l’istruzione inferiore sia “obbligatoria e gratuita” ed “impartita per almeno otto anni”, pertanto è un diritto sociale fondamentale.

Come ben indicato nell’ Ordine del Giorno presentato da Roberto Zaccaria alla Camera dei Deputati in sede di esame del Disegno di Legge (conversione in legge del D.L. 1/9/2008 n°. 137 recante disposizioni urgenti in materia di istruzione ed università) il legislatore nel disciplinare l’attuazione di disposizioni costituzionali in materia di diritti sociali non può lederli “nel nucleo essenziale”, ne’ ridurne il godimento, come avviene con l’eliminazione del tempo pieno e la riduzione a 24 ore di lezione settimanali. Perciò in materia di diritti sociali non si può perseguire razionalizzazione (come previsto nella Riforma per la scuola primaria) o contenimento della spesa pubblica tout court.

Al senato l’intervento di Vittoria Franco, Ministro Ombra del PD alle Pari Opportunità, il 23 ottobre scorso mette in luce quanto l’effetto dei provvedimenti sulla scuola crei “un impoverimento del nostro sistema d’istruzione ed un indebolimento del Paese”, sia sotto il profilo “della capacità di coesione sociale” che “nel garantire uguali opportunità ed uguale cittadinanza, nella capacità di competere con altri Paesi”. La scuola è un pezzo di società: strumento educativo, ma anche supporto alle famiglie per conciliare tempi di vita e di lavoro, ed è stato elemento importante per le politiche di pari opportunità.

Enti Locali e Regioni sono coinvolti sia per quanto riguarda i regolamenti attuativi della L. 133 sulla scuola (domanda delle famiglie che richiedono una più ampia articolazione del tempo-scuola) sia per quanto attiene la sopravvivenza degli atenei. La Regione si troverà ad assumere un ruolo diverso nel contesto del sistema universitario sia in ordine alla valutazione del funzionamento del decentramento che alla possibilità di costruire un sistema toscano e all’opportunità di finanziare progetti di alta qualità rivolti a giovani ricercatori più che alla singola università.

L’ attacco costante alla scuola, come all’università, indicandole come centri di sprechi, di cattiva formazione, con un corpo insegnante non all’altezza della situazione, sottintendendo che la soluzione potrebbe risiedere nell’avvento di “sistemi privati” come occasione di riqualificazione e di fondazione di modelli più rispondenti alle sfide del mercato del lavoro e della contemporaneità hanno preparato il terreno ai provvedimenti dell’estate e rappresentano un attacco alla democrazia stessa.

Le grandi riforme del Paese non possono non essere condivise, frutto di una riflessione meditata delle forze politiche, di un confronto parlamentare approfondito, ma anche di un ascolto attento della società e di un coinvolgimento dei principali interessati. Studenti, insegnanti, ricercatori, famiglie devono essere interpellati perché sono i protagonisti, quelli che più da vicino conoscono la realtà, la vivono quotidianamente e possono suggerire con cognizione di causa quali sono le criticità ed i punti di forza, le aree di miglioramento ed i nodi che vanno affrontati alla luce dei dilemmi sia formativi che economico-finanziari. La partecipazione di tanti cittadini può solo arricchire un’elaborazione e costituire un contributo essenziale ai lavori parlamentari.

Il passaggio dal Decreto Legge al Decreto Legislativo, almeno sull’università, consente la discussione in sede parlamentare dei contenuti della Riforma e ci permette a livello di fare delle proposte e le dieci proposte del Governo Ombra del PD sono un eccellente punto di partenza.

Contemporaneamente, però, nei territori dobbiamo testimoniare di essere presenti, provare a costruire una relazione con tutti coloro che si sono mobilitati, offrire degli strumenti che alla fine del percorso possano produrre dei risultati.

La mobilitazione, ogni tipo di mobilitazione, con il trascorrere del tempo si affievolisce e come un fiume carsico scompare sotto terra (lo abbiamo visto anche negli ultimi anni a più riprese) se una forte volontà e struttura politica non la sostengono e non la danno continuità e sbocchi. Prima che ciascuno torni a casa propria, magari a guardare alla TV quanto succede nel Paese, prima che gli attori tornino a farsi spettatori, il Partito Democratico deve agire.

Chiediamo al PD Toscano di farsi carico di realizzare un meccanismo che intercetti questa partecipazione, le permetta di esprimersi al meglio (idee, proposte, suggerimenti, critiche), le dia l’occasione di contare attraverso l’azione dei nostri parlamentari..

Pertanto, proponiamo una campagna di ascolto e partecipazione non solo rivolta agli specialisti, ma a tutti i protagonisti della mobilitazione di queste settimane. Proponiamo all’attenzione del segretario regionale Andrea Manciulli ed a quanti convocati per la Conferenza Programmatica del PD Toscano la nascita di un Forum Regionale, con riferimenti territoriali metropolitani, aperto a tutti gli interessati (docenti, studenti, ricercatori, genitori), i cui lavori si concludano nell’arco di tre/quattro mesi (tempi necessari ai nostri Parlamentari per preparare qualunque proposta legislativa) e le cui proposte vengano raccolte ed accolte dai referenti nazionali disponibili a portarle alla discussione parlamentare, ma anche ai referenti regionali e locali per quanto di competenza. Proponiamo l’adozione di un metodo di coinvolgimento della cittadinanza su tematiche sociali, assimilabili ai grandi interventi, che la nostra Regione con sensibilità e lungimiranza ha reputato di riconoscere nella recente adozione della Legge sulla Partecipazione.

Concretamente gli obiettivi da conseguire sono la connessione di una straordinaria energia che proviene dal corpo sociale con le articolazioni politiche del nostro partito e la costruzione di forme organizzative su scala regionale, replicabili in tutti i territori provinciali, che si implementino con le strutture ed i gruppi di lavoro specialistici già attivi, per non disperdere nessuna delle azioni e delle potenzialità che si possono esprimere. Il metodo dovrà essere dinamico, attingere, cioè, a tutte le forme che più facilmente agevolano la comunicazione ed il confronto (assemblee gestite con town meeting, internet, facebook) per favorire la partecipazione di tutti e discutere di temi specifici (ruolo della ricerca, alloggi per studenti, riduzione degli sprechi, decentramento atenei, finanziamento premiale, riforma della Governance, reclutamento), lasciando spazio alla creatività, ai contenuti ed alle forme organizzative da adottare per il miglior svolgimento dei lavori. Nella realtà locale abbiamo la fortuna di poter disporre di animatori preparati a gestire i metodi partecipativi a costi contenuti. Sotto il profilo formale una grande assemblea regionale di ricercatori, studenti, docenti potrebbe sancire la nascita del forum alla presenza del segretario Veltroni o di un capogruppo parlamentare ed una convention finale, pregnante anche dal punto di vista simbolico, potrebbe realizzarsi con la consegna delle proposte emerse nel processo di partecipazione.

Un grande partito riformista può permettersi di scegliere vie nuove e coraggiose quando si mettono a rischio temi essenziali per la società, l’economia e lo sviluppo: nella migliore delle ipotesi avremo contribuito a “scrivere” le proposte parlamentari del PD, nella peggiore avremo evitato la dispersione di energie e capitale umano ed avviato un’occasione di coinvolgimento e confronto imperdibili.



Elisabetta Masciarelli responsabile partecipazione e coordinamento forum metropolitani PD Firenze

Alessandra Daly responsabile partecipazione regionale PD Toscana
Stefania Collesei presidente assemblea regionale PD Toscana





Firenze, 6 novembre 2008